Erano maestri nel trattare i metalli, abili nel navigare,
esperti nel lavoro dei campi che avevano imparato ad irrigare. La loro capitale,
3500 anni prima di Cristo, era su una collina dell' Isola di Lemno. I Greci la
chiameranno Poliochni, e gli archeologi italiani, scavando a più riprese nella
zona, dimostreranno che la città si estendeva per 14mila metri quadri, e aveva
una popolazione di 1350 abitanti. Erano tanti, tantissimi anche per un centro
commerciale di prima grandezza. Troia, con le sue mura ciclopiche cantate da
Omero, in quello stesso periodo non arrivava a 400 abitanti.
Chi erano questi signori dei metalli e del mare? E perché
abitavano a Lemno? Li hanno chiamati Tirreni, e la loro civiltà in tremila anni
è arrivata a coprire quasi per intero l'area Mediterranea. Così che numerose
civiltà, a cominciare da quella etrusca, vanno ricollegate alla loro. Furono i
Tirreni a diffondere dall' Anatolia all' Iberia i substrati di una lingua, di
una tecnica mineraria ed agricola comune, in molti casi la scrittura. Tanto che
non ha più senso domandarsi se gli Etruschi vennero da chissà dove o piuttosto
furono indigeni dell' Italia centrale. Semplicemente, la loro cultura arrivò
dai Tirreni. Così come accadde per i Filistei, o per gli Eteocretesi, in parte
per i Sardi.
Si deve
quindi immaginare, dal 4 millennio a.C., mille anni prima che arrivassero i
popoli indioeropei, una civiltà dominante. Ha enormi capacità tecniche, e un
pò alla volta si impone in tutta l'area del Mediterraneo sino a formare
"il paese", anzi "il regno dei Tirreni".
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Lo si
immaginava da tempo. Adesso le ricerche del professor De Palma, che per decenni
ha insegnato storia antica ed etruscologia in varie università americane e all'
Università dell' Arte a Firenze, ci mette di fronte ad elementi forse
definitivi.
<< I Tirreni - dice - fin dal 4 millennio avanti Cristo
hanno lasciato testimonianze. Poi con la scrittura le loro tracce si sono
moltiplicate. Poiché possedevano grandi capacità nel trattare i metalli, si
può pensare che arrivassero dalla Colchide, l'attuale Georgia ed Armenia, ma
anche la mèta degli argonauti e delle magìe di Medea. Un pò alla volta,
spindi probabilmente dalle invasioni dei Traci e degli Illiri, furono costretti
ad imbarcarsi e a ricercare nuove terre. "Li ritrovammo nell'Egeo -
racconta De Palma - a Lesbo, a Chio, a Samo, a Siro. E da lì fino a Santorini
che fu distrutta dalla nota esplosione."
Attraverso lo studio dei toponimi - che nel linguaggio sono
una delle realtà più affidabili perché meno soggette a modifiche - li
ritroviamo anche nella terra dei Filistei, l'odierna Israele, vengono a cotatto
con gli egiziani, superarono lo stretto di Messina e arrivano alle Eolie.
"Cercano metalli - sostiene il professor De Palma - quindi eccoli nell'
Italia centrale, e poi in Sardegna dove lo stagno, indispensabile, fuso con il
rame, per ottenere il preziosissimo bronzo. Però vennero in contatto anche con
popolazioni ugrofinniche, magiari ed estoni, come dimostrano certe somiglianze
linguistiche. Poi, un pò alla volta, arrivarono nell'odierna Ibiza, nella
Spagna meridionale e nel Portogallo.
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