.

Per riscoprire Edoardo Gardella

 

Fra i personaggi ai quali maggiormente dobbiamo gratitudine se sono giunti a noi molti edifici di culto ravennati costruiti in antico e sopravvissuti sino al XIX secolo, è da annoverare Odoardo Gardella. 

A Ravenna, il suo nome non è fra i più noti e celebrati dell’archeologia del costruito, messo in ombra da quelli di Corrado Ricci, Giuseppe Gerola, Santi Muratori e, più recentemente, Mario Mazzotti. Ma il suo ruolo fu determinante nella seconda metà del XIX secolo.

Egli non coprì alcun incarico ufficiale: fu solo membro, quando ormai ottantenne, della Commissione conservatrice dei monumenti ed oggetti d’arte e d’antichità per la provincia di Ravenna, incarico che ottenne nel 1902 e coprì fino alla morte.

Negli anni in cui operò Odoardo Gardella, le discipline dell’archeologia e della tutela degli edifici monumentali ebbero la loro fase di elaborazione. In quei campi, Gardella fu un cultore autodidatta che, forse senza essere del tutto consapevole del ruolo fondamentale giocato in un momento cruciale, diede il via alla interpretazione dell’architettura e della produzione artistica ravennate secondo criteri moderni che si allontanavano dagli atteggiamenti accademici tenuti nei modi e nell’involuzione concettuale sino a quel momento da alcuni rappresentanti ufficiali della cultura locale. Non fu esente da errori, ma egli capì l’importanza fondamentale dell’analisi del sopravvissuto e dell’approccio da tenersi in ambito di scavo più di ogni altro a Ravenna prima di lui e contemporaneamente a lui.

 

Ediz. Nuova S1 - Bologna